CAMPOSANTO MONUMENTALE DI PISA – RESTAURO AFFRESCHI STACCATI

Autore: Benozzo Gozzoli

Titolo: "Vendemmia ed ebbrezza di Noè "

Scena n°: 32

Divisa in 3 sezioni (A32S1-A32S2-A32S3) + 2 frammenti di bordo inferiore (32a-32b)

Stato di conservazione:

L’affresco è gravemente offuscato, praticamente illeggibile, da depositi di sporco e diffuse efflorescenze biancastre, sia da solfatazione, sia da essudazione della calce presente nel caseato di calcio costituente insieme alla tela il substrato del dipinto. Assai diffusi e generalizzati sfarinamenti e sollevamenti del film pittorico, dovuti alla abbondante presenza di resti della colla animale utilizzata per lo strappo postbellico, che continuando a contrarsi al variare delle condizioni climatiche continua a produrre strappi di superficie pittorica; altri tipi di sollevamento e sfarinamento del film pittorico sono causati dalla completa fatiscenza del caseato di substrato ormai incapace di trattenere la pittura. Diffusi ed evidenti i segni di uno strappo assai sofferto, con lacerazioni della superficie dovuti a rotture della tela di strappo, vaste mancanze di colore rimasto sul muro o sottilissimo. La superficie presenta anche innumerevoli pieghe e grinze più o meno grandi, quasi tutta la superficie presenta impressa sul film pittorico la trama della tela, in corrispondenza delle giunzioni fra i pannelli di eternit si sono formati strappi e lacerazioni della tela e della superficie dipinta a causa dei movimenti di dilatazione del legno che la superficie pittorica e la sottostante tela non hanno potuto assecondare. Si possono vedere anche diffuse formazioni di muffe che si manifestano in modo puntiforme su tutta la superficie, anche l’adesione all’eternit presenta qualche distacco di dimensioni variabili. Sono ben evidenti pesanti interventi di restauro pittorico mirante alla ricostruzione iconografica del dipinto andata perduta, sia durante l’incendio, sia per lo strappo mal realizzato. In ogni caso la superficie pittorica è tutta frantumata assumendo la caratteristica rugosità della buccia d’arancia, credo che questo fenomeno si sia causato al momento dell’intelaggio, apposto sul dietro, con il caseato di calcio, o meglio all’umidità che questo ha apportato facendo rigonfiare la colla e causando la frantumazione del sottile film pittorico rimasto in mezzo a due strati di colla bagnati ed incoerenti che al momento di essiccarsi si sono contratti in modo diverso attirandosi il sottile film pittorico. La rugosità così determinatasi ha cambiato l’indice di rifrazione della luce modificando la leggibilità della pittura.

Sezione n° 1 (A32S1)

La sezione dell’affresco corrente è nelle condizioni già descritte nello stato di conservazione dell’intera scena.

"Preparazione al distacco dal supporto di Eternit":

Pulitura della superficie pittorica:

  • Applicazione di compresse di carbonato d’ammonio diluito al 12% e cotone idrofilo
  • Rimozione della compressa e applicazioni a pennello di ammonio carbonato seguite da massaggio della superficie e applicazioni di vapore acqueo.
  • Asportazione a mezzo di spugne dello sporco messo in sospensione dal carbonato d’ammonio seguite da abbondante risciacquo.

Fissatura del colore e della superficie del dipinto:

  • Applicazione di una stesura di caseato d’ammonio 1/9 seguito da risciacquo
  • Seconda stesura di caseato d’ammonio 1/12 seguita da risciacquo

  • Terza applicazione di caseato d’ammonio e risciacquo.

"Rimozione delle patine"

Dove possibile, compatibilmente con la resistenza della superficie pittorica, ed in modo localizzato si sono applicati: miste di bicarbonato di sodio e bicarbonato d’ammonio, gluconato di sodio e/o EDTA.

"Rimozione delle colle insolubili"

Per quanto possibile in questa prima fase delle operazioni, compatibilmente con la resistenza del film pittorico e del retrointelaggio a caseato di calcio, si sono fatte applicazioni localizzate di ammonio carbonato e butossietanolo seguite da vaporizzazioni.

" Intelaggio con colla animale e distacco dal supporto in eternit o altro supporto"

Intelaggio:

  • Si fa rigonfiare la colla (in perle) in acqua, la si scioglie a caldo in bagnomaria e se ne stende una prima stesura a diretto contatto con la superficie dell’affresco

  • Si applica una prima tela (velatino) sulla superficie facendo uso di un pennello facendo attenzione s che non restino bolle d’aria e/o grinze fra la superficie pittorica e la tela che dovrà aderire perfettamente anche in tutte le asperità della superficie.
  • Si diluisce la colla, almeno del 50%, con acqua calda e si applica una seconda tela sempre di velatino e con le stesse modalità ed attenzioni usate per la prima tela applicata.

Distacco:

  • Quando la colla raggiunge il livello di essiccamento desiderato, colla abbastanza resistente ma non ancora completamente essiccata, si ha un buon ammollimento del sottostante collante d’adesione (caseato di calcio) fra il dipinto e l’eternit, è in questo momento che si può iniziare a sollevare un lembo del dipinto che poi arrotolato su un rullo di metallo, con diametro di sei centimetri, verrà separato dall’eternit, esercitando una modesta trazione. Se la trazione da esercitare per lo scollaggio del dipinto dovesse essere forte si avrebbe una indesiderata dilatazione capace di provocare lo sbriciolamento della pellicola pittorica. Lo stesso accadrebbe se il rullo di metallo fosse di diametro superiore a quello indicato. Lo spazio che viene a crearsi fra la superficie dell’eternit ed il rullo, se molto grande e con l’affresco umido favorisce la dilatazione della tela e quindi la frantumazione del film pittorico che non ha la stessa elasticità della tela.

" 1° tensionamento su telaio interinale di alluminio "

Dopo il distacco dal supporto d’eternit sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con colla animale diluita, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio.

"Rimozione intelaggio a caseina"

Solo in caso di estrema fragilità dell’intelaggio, con conseguente facilità di rimozione, si toglie la tela semplicemente strappandola dalla superficie, senza esercitare eccessive trazioni e senza l’utilizzo di alcun attrezzo o utensile. Nella maggioranza dei casi la superficie pittorica è completamente inglobata nella tela, quindi impossibile da eliminare senza danneggiare l’affresco. In questo caso si provvede a scartavetrare la superficie del retrointelaggio per agevolare l’assorbimento del fissativo da applicare al retrointelaggio come rinforzante del vecchio retrointelaggio.

"Intelaggio interinale a Certus"

Sopra il vecchio retrointelaggio se ne è eseguito uno nuovo, interinale, con colla Certus (caseato di calcio prodotto industrialmente) procedendo con una prima stesura di pasta, all’essiccamento di questa si è applicata, con la stessa pasta, una tela velatino che dopo essiccamento è stata seguita da una nuova tela sempre di velatino e applicata con le stesse modalità della prima.

" 2° tensionamento su telaio interinale di alluminio "

Sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con colla Certus, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio.

" Svelatura della colla "

Trascorsi almeno quindici giorni dalla fine dell’applicazione dell’intelaggio interinale a colla Certus o Certum:

  • Si è provveduto ad ammollare la colla animale con acqua, fino a completo rigonfiamento.
  • Si è tolta la prima tela (velatino) con applicazioni di vapore acqueo che discioglie la colla favorendo l’allontanamento della tela senza esercitare alcuna trazione.
  • Successivamente si è nuovamente ammollata la colla eliminando la seconda tela, sempre con applicazioni di vapore acqueo fino alla completa asportazione della colla che è stata assorbita con una spugna. La superficie viene abbondantemente risciacquata con acqua e getti di vapore.

Il procedimento viene eseguito in più momenti per non apportare umidità per tempi prolungati all’affresco.

" Pulitura intermedia "

Una pulitura non è mai il risultato di una sola metodologia e/o prodotto, ma dell’applicazione di più metodologie e prodotti impiegati secondo le esigenze che si incontrano in ogni singola porzione della superficie dipinta, talvolta anche piccolissime, che presentano esigenze di pulitura diverse dalle altre porzioni del dipinto. Da ciò si evince che una pulitura può avere necessità di diversissime e molte metodologie e prodotti d’intervento. Nella maggioranza dei casi la pulitura dei nostri affreschi è stata eseguita per applicazione di compresse di cotone idrofilo e acqua, carbonato d’ammonio, gluconato di sodio, bicarbonato di sodio, bicarbonato d’ammonio, Contrad 2000, applicazioni a pennello o con altri supportanti degli stessi prodotti e/o miscele di questi; compresse di resine scambio ioniche di tipo anionico o cationico, applicazioni di butossietanolo, EDTA, Butilammina e molti altri solventi organici. dove necessario si sono eseguite applicazioni di ammonio carbonato, butossietanolo e vaporizzazioni. In qualche caso se è fatto uso anche di resine scambio ioniche di tipo anionico. La pulitura non viene eseguita con scopi estetici ma principalmente mirata ad eliminare tutte le sostanze estranee sulla superficie pittorica che potrebbero interferire con le successive operazioni di restauro.

N. B. In ogni caso tutti i colori che potevano essere azzurriti o modificazioni di questo pigmento ( malachite, paratacamite o tenorite) sono stati isolati e trattati esclusivamente con applicazioni di bicarbonato di sodio e vaporizzazioni o con solventi organici.

" Intelaggio interinale con resina sul davanti "

Accertato che la superficie pittorica sia stata liberata dalla presenza di sostanze organiche soggette a rigonfiamento, patine instabili o pellicole di sostanze che possono impedire un buon aggancio sulla superficie pittorica dell’intelaggio protettivo da eseguirsi con resina acrilica (Primal AC 33 ) propedeutico all’eliminazione della caseina dal retro dell’affresco.

L’applicazione dell’intelaggio avviene con le seguenti modalità:

  • Stesura di una prima mano di resina, pura, a diretto contatto con la superficie.
  • Dopo essiccamento della prima stesura si applica, sempre con resina pura una prima tela (velatino) sulla superficie pittorica, sempre con le modalità ed attenzioni già descritte per altri intelaggi.
  • Dopo essiccamento dell’applicazione della prima tela si procede con l’applicazione di una seconda tela con le stesse attenzioni e modalità utilizzate in precedenza.

" 3° tensionamento su telaio interinale di alluminio "

Sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con Primal AC 33, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio.

" Rimozione della caseina dal retro "

Questa operazione avviene per applicazione di prodotti a base acquosa che dissolvono la caseina, per questo motivo si è reso necessario assicurare la pellicola pittorica su un’intelaggio realizzato con resina acrilica, insensibile all’acqua.

Normalmente la caseina viene rimossa con le seguenti applicazioni:

  • compresse di cotone idrofilo e carbonato d’ammonio
  • compresse di resine scambio ionico di tipo anionico
  • compresse di cotone idrofilo e enzima (tripsina).

In questo caso il frammento è stato trasferito sul nuovo supporto di tela ed elvacite trattandolo con compresse di cotone idrofilo ed enzima (Tripsina) al 1% applicate per quattro volte ed intercalate con compresse di cotone idrofilo e acqua per un approfondito risciacquo.

" Intelaggio definitivo "

Una volta eliminata tutta la caseina dal retro dell’affresco si procede come segue:

  • Si prepara la resina con 7 kg di 2044 + 4 kg di 2046 sciolti in 30 Lit. di diluente nitro che è la resina base per preparare il fissativo o la pasta d’intelaggio o tutte le applicazioni che saranno realizzate con questa resina.
  • Si prepara il liquido per fissare il retro dell’affresco, prendendo la resina base ed allungandola nelle seguenti proporzioni; una parte di resina su tre parti di diluente nitro.
  • Si applica a pennello il fissativo avendo cura di farlo penetrare e saturare tutta la superficie in modo uniforme per i diversi spessori.
  • Si prepara la pasta d’intelaggio con le seguenti proporzioni: 16 litri di elvacite 6 litri di carbonato di calcio 200 cc di ossido di titanio. Realizzando così una pasta ben pennellabile e di densità sufficiente a coprire uniformemente la superficie da trattare.
  • In caso di necessità, pellicola pittorica molto sottile, si applica una prima stesura di una miscela della resina base addizionata con inerti di granulometria e colore molto vicini a quelli dell’intonaco originario, restituendo così corpo a quelle parti in cui per la sua sottigliezza il colore è trasparente.
  • A completo essiccamento della prima stesura si applica una mano di pasta bianca dell’intelaggio.
  • A completo essiccamento della precedente stesura si applica una prima tela di velatino, sempre con la pasta bianca e quelle modalità ed attenzioni già descritte per gli altri intelaggi.
  • Essiccato il precedente intervento si procede ad applicare la seconda tela.

L’esigenza di far essiccare ogni stesura prima di procedere con la successiva nasce dal fatto che l’affresco è ancorato su un intelaggio applicato con una resina acrilica, sensibile al diluente nitro, per ciò è bene che il diluente presente nella pasta d’intelaggio non abbia modo di andare a interferire, rigenerandolo, con l’intelaggio a Primal.

" Rimozione intelaggio interinale dal davanti "

Per sciogliere il Primal, utilizzato per l’intelaggio, senza interferire con il retrointelaggio dell’affresco, quello su cui il dipinto è e deve restare definitivamente, si utilizza l’alcool etilico che non ha capacità solventi nei confronto dell’elvacite.

Le modalità applicative sono le seguenti:

  • Fra l'impacco di cotone idrofilo ed il colore si interpone una tela di cotone (velatino) come intercapedine di sicurezza per scongiurare possibili rischi di adesione della compressa di cotone idrofilo ed alcool etilico a 94° apposta sulla superficie e che sarà tenuta in opera per circa dodici ore, trascorso il periodo, la resina sarà rigenerata e sarà possibile asportare una delle due tele velatino.
  • Si lascia asciugare e si ripete la compressa fino ad eliminare la seconda tela velatino
  • Le applicazioni saranno ripetute (almeno fino a quattro volte) fino a completa eliminazione della resina acrilica sulla superficie pittorica.

" Pulitura finale "

La pulitura finale, salvo diverse e straordinarie esigenze, si esegue applicando a pennello sulla superficie, una miscela di ammonio carbonato e alcool etilico per eliminare i residui di resina acrilica e di sporco sopravvissuti alle precedenti puliture.

" 4° tensionamento su telaio interinale di legno "

I bordi di tela avanzati perimetralmente all’affresco sono stati fissati ad un telaio in legno che dovrà tenerlo fino al momento della riapplicazione sul supporto definitivo.

" Applicazione sul nuovo supporto di vetroresina di una superficie di sacrificio da interporsi tra il vetroresina e l’affresco"

Prima di attaccare l’affresco sul nuovo supporto si è provveduto ad applicare, sulla sua superficie livellata e resa ruvida da una accurata scartavetratura, uno strato di sacrificio costituito da due tele di cotone, tipo velatino, attaccate con una pasta composta da vinavil e carbonato di calcio amorfo.

"Applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina"

Una volta ben essiccata la superficie di sacrificio, si è disegnata sul telaio una griglia con quadrati di dimensioni uguali a quelli predisposti sulle vecchie fotografie ortogonalizzate che costituiscono i punti di riferimento utili a posizionare gli affreschi nella collocazione originale. Dopo il restauro postbellico le scene erano state divise in sezioni che adesso saranno ricomposte su un unico supporto, per ciò si sono posizionate le varie sezioni secondo i punti di riferimento ed una ad una sono state prima ammorbidite con trattamenti del retrointelaggio con miscela di alcol etilico e diluente nitro, in parti uguali, fino a raggiungere la desiderata elasticità. Con pasta adesiva composta con vinavil e carbonato di calcio amorfo se ne è applicata una stesura, sia sul retro del dipinto, sia sul supporto, con l’aiuto di un rullo di gomma si è fatta uscire l’aria e l’eccesso di pasta adesiva rimasta fra il supporto e l’affresco che è così attaccato al supporto.

" Prima fase di integrazione cromatica"

Questa prima fase di intervento di restauro pittorico si svolge in laboratorio, prima dell’applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina, questo primo intervento è consigliabile svolgerlo in laboratorio dove è possibile operare durante tutto l’anno, cosa che si rende impossibile quando gli affreschi sono ricollocati sulle pareti dei corridoi del Camposanto, per ovvie condizioni climatiche durante i mesi invernali. Tutte le mancanze di pellicola pittorica vengono integrate con colori a tempera fortemente diluiti ed applicati con tonalità neutra ed in sottotono al vicino originale.

"Applicazione sul nuovo supporto di vetroresina di una superficie di sacrificio da interporsi fra il vetroresina e l’affresco"

Prima di attaccare l’affresco sul nuovo supporto si è provveduto ad applicare, sulla sua superficie livellata e resa ruvida da una accurata scartavetratura, uno strato di sacrificio costituito da due tele di cotone, del tipo velatino, attaccate con una pasta composta da vinavil e carbonato di calcio amorfo.

"Applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina"

Una volta ben essiccata la superficie di sacrificio, si è disegnata sul telaio una griglia con quadrati di dimensioni uguali a quelli predisposti sulle vecchie fotografie ortogonalizzate che costituiscono i punti di riferimento utili a posizionare gli affreschi nella collocazione originale. Dopo il restauro postbellico le scene erano state divise in sezioni che adesso saranno ricomposte su un unico supporto, per ciò si sono posizionate le varie sezioni secondo i punti di riferimento ed una ad una sono state prima ammorbidite con trattamenti del retrointelaggio con miscela di alcol etilico e diluente nitro, in parti uguali, fino a raggiungere la desiderata elasticità. Con pasta adesiva composta con vinavil e carbonato di calcio amorfo se ne è applicata una stesura, sia sul retro del dipinto, sia sul supporto, con l’aiuto di un rullo di gomma si è fatta uscire l’aria e l’eccesso di pasta adesiva rimasta fra il supporto e l’affresco che è così attaccato al supporto.

"Ricollocamento in parete dell’affresco con il suo supporto in vetroresina"

Il ricollocamento in parete è avvenuto applicando, direttamente alla struttura muraria, una griglia di profilato d’alluminio con sezione di 6 cm e spessore di 3,5 cm.

La faccia del profilato su cui si applica il supporto di vetroresina è rivestito di una guaina in neoprene dello spessore di 3 mm

"Seconda e finale integrazione cromatica"

Questa seconda fase di intervento è mirata a mascherare le congiunzioni fra le varie sezioni, ad integrare fra loro le sezioni stesse, all’applicazione delle zone a neutro e la loro integrazione cromatica.