CAMPOSANTO MONUMENTALE DI PISA – RESTAURO AFFRESCHI STACCATI
Autore: Buonamico Buffalmacco |
Titolo: " Resurrezione " |
Scena n°: 2 |
Divisa in: 4 sezioni A2S1 – A2S2A – A2S2B – A2S2C |
Stato di conservazione: La scena è divisa in quattro sezioni, delle quali due erano state già riunite su un telaio di legno, l’affresco su tela tesa e fissata sul perimetro del telaio. Le altre due sezioni sono, una incollata su telaio d’eternit ed una fissata su un telaio in legno rinforzato con barrette d’alluminio intrecciate a quadratini sul quale era stata tesa la tela di supporto del dipinto. Lo stato di conservazione generale è discreto, anche se con i soliti residui di colla animale che provocano strappi della pellicola pittorica, il caseato è fragile e particolarmente secco. La superficie pittorica è sottilissima ed in molti casi si vede in trasparenza il retrointelaggio, la superficie presenta il solito aspetto a buccia d’arancia ed è fortemente ingiallita, qua e là ci sono colature e spruzzi di piombo fuso, in particolare sopra al copricapo (elmo?) del soldato seduto ed appoggiato sulla destra del sarcofago, in questo punto lo spessore del piombo è superiore ai cinque millimetri. Gran parte del dipinto è opera del Rondinosi che lo ha ridipinto a buon fresco nel XVII secolo. Il cielo è completamente nero con una stesura grigiastra che si ritrova quasi uniformemente a coprire il nero, anche se in modo molto, qua e la delle stuccature azzurro chiaro molto somiglianti alla parte dipinta dal Rondinosi. E’ possibile che si tratti di uno smaltino azzurro che dove applicato ad affresco ha conservato la sua colorazione, mentre dove è stato applicato sulla zona attualmente nera, ha perduto, sia di colore ,sia di spessore e consistenza. Il pigmento nero è quasi certamente un’azzurrite modificatasi in tenorite a causa del calore ricevuto nell’incendio, il dipinto era collocato proprio sopra al punto dove è caduta la bomba incendiaria, che al momento in cui il Rondinosi ha rifatto le parti mancanti, al fine di uniformare il fondo azzurro, lo ha ripassato con il suo smaltino, quasi scomparso per la trasformazione dell’azzurrite. In questa scena la patina grigiastra sembra molto contenuta e molto sottile, anche i pigmenti originali sono ben conservati e brillanti. |
Sezione n° 2C (A2S2C) Questa sezione , si tratta di un piccolo frammento a suo tempo restaurato dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, dopo l’incendio furono raccolti dei pezzi di affresco che erano caduti ed una parte di questi fu ricostruita presso il laboratorio dell’ I.C.R. I pezzetti ricomposti furono strappati e riportati su caseato di calcio. |
"Preparazione al distacco dal supporto di Eternit": Il frammento era rimasto sulla tela e non è stato necessario distaccarlo dal supporto. |
"Rimozione delle patine" Dove possibile, compatibilmente con la resistenza della superficie pittorica, si sono applicati: miste di bicarbonato di sodio e bicarbonato d’ammonio, gluconato di sodio e EDTA. |
"Rimozione delle colle insolubili" Per quanto possibile in questa prima fase delle operazioni, compatibilmente con la resistenza del film pittorico e del retrointelaggio a caseato di calcio, si sono fatte applicazioni di ammonio carbonato e butossietanolo seguite da vaporizzazioni. |
" Intelaggio con colla animale e distacco dal supporto in eternit o altro supporto" In questo particolare caso, non essendoci la necessità di staccarlo dal supporto il frammento è stato intelato direttamente con il Primal. |
" Tensionamento su telaio interinale di alluminio " Sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con Primal, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio. |
" Rimozione della caseina dal retro " In questo caso la caseina è stata rimossa con applicazioni di compresse di cotone idrofilo e enzima (Tripsina) alternate da compresse di cotone ed acqua seguite da accurati risciacqui, fino a rimuovere la tela del retrointelaggio, la caseina rimasta è stata rimossa meccanicamente con l’ausilio del bisturi. Anche in questa occasione non si è tolta la vecchia tela perché compenetrata con la pellicola pittorica. |
" Intelaggio definitivo " Prima dell’applicazione delle tele il retro è stato fissato con elvacite diluita in diluente nitro ( una parte di elvacite su tre parti di diluente nitro ). Stesura di una mano di pasta di sottofondo (16 litri di elvacite (7 kg di 2044 + 4 kg di 2046 sciolti in 30 Lit. di diluente nitro 6 litri di carbonato di calcio 200 cc di ossido di titanio), con la stessa pasta, dopo essiccazione della prima mano, si applica la prima tela (velatino) e dopo essiccazione si applica la seconda tela, sempre di velatino. |
" Rimozione intelaggio interinale dal davanti " Fra l'impacco di cotone idrofilo ed il colore si interpone un'intercapedine di tela di cotone di sicurezza per evitare rischi di adesione del cotone idrofilo e strappi della pellicola pittorica. Si applica una compressa di cotone idrofilo e alcool etilico a 94° che tenuta in opera per circa dodici ore viene rimossa asportando una delle due tele velatino, si lascia asciugare e si ripete la compressa fino ad eliminare la seconda tela velatino, ripetendo le applicazioni fino a completa eliminazione della resina acrilica dalla superficie pittorica. |
" Pulitura finale " La pulitura finale si esegue con miscela di ammonio carbonato e alcool etilico per eliminare i residui di resina acrilica e di sporco sopravvissuti dalle precedenti puliture. |
" Tensionamento su telaio interinale di legno " I bordi di tela avanzati perimetralmente all’affresco sono stati fissati ad un telaio in legno che dovrà tenerlo fino al momento della riapplicazione sul supporto definitivo. |
" Prima fase di integrazione cromatica" Questa prima fase di intervento di restauro pittorico si svolge in laboratorio, prima dell’applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina, questo primo intervento è consigliabile svolgerlo in laboratorio dove è possibile operare durante tutto l’anno, cosa che si rende impossibile quando gli affreschi sono ricollocati sulle pareti dei corridoi del Camposanto, per ovvie condizioni climatiche durante i mesi invernali. Tutte le mancanze di pellicola pittorica vengono integrate con colori a tempera fortemente diluiti ed applicati con tonalità neutra ed in sottotono al vicino originale. |
"Applicazione sul nuovo supporto di vetroresina di una superficie di sacrificio da interporsi fra il vetroresina e l’affresco" Prima di attaccare l’affresco sul nuovo supporto si è provveduto ad applicare, sulla sua superficie livellata e resa ruvida da una accurata scartavetratura, uno strato di sacrificio costituito da due tele di cotone, del tipo velatino, attaccate con una pasta composta da vinavil e carbonato di calcio amorfo. |
"Applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina" Una volta ben essiccata la superficie di sacrificio, si è disegnata sul telaio una griglia con quadrati di dimensioni uguali a quelli predisposti sulle vecchie fotografie ortogonalizzate che costituiscono i punti di riferimento utili a posizionare gli affreschi nella collocazione originale. Dopo il restauro postbellico le scene erano state divise in sezioni che adesso saranno ricomposte su un unico supporto, per ciò si sono posizionate le varie sezioni secondo i punti di riferimento ed una ad una sono state prima ammorbidite con trattamenti del retrointelaggio con miscela di alcol etilico e diluente nitro, in parti uguali, fino a raggiungere la desiderata elasticità. Con pasta adesiva composta con vinavil e carbonato di calcio amorfo se ne è applicata una stesura, sia sul retro del dipinto, sia sul supporto, con l’aiuto di un rullo di gomma si è fatta uscire l’aria e l’eccesso di pasta adesiva rimasta fra il supporto e l’affresco che è così attaccato al supporto. |
"Ricollocamento in parete dell’affresco con il suo supporto in vetroresina" Il ricollocamento in parete è avvenuto applicando, direttamente alla struttura muraria, una griglia di profilato d’alluminio con sezione di 6 cm e spessore di 3,5 cm. La faccia del profilato su cui si applica il supporto di vetroresina è rivestito di una guaina in neoprene dello spessore di 3 mm |
"Seconda e finale integrazione cromatica" Questa seconda fase di intervento è mirata a mascherare le congiunzioni fra le varie sezioni, ad integrare fra loro le sezioni stesse, all’applicazione delle zone a neutro e la loro integrazione cromatica. |