CAMPOSANTO MONUMENTALE DI PISA – RESTAURO AFFRESCHI STACCATI
Autore: Francesco Traini |
Titolo: " Crocifissione " |
Scena n°: 1 |
Divisa in 18 sezioni bordi inclusi (A1S1-A1S2-A1S3-A1S4-A1S5-A1S6-A1S7-A1S8-A1S9-A1S10-A1S11-A1S12-A1S13-A1S14-A1S15-A1S16-A1S17-A1S18) |
Stato di conservazione: Questo affresco è sempre stato conservato all’interno di un salone in Camposanto, questa maggiore protezione ne ha garantita una migliore conservazione degli altri affreschi rimasti esposti, dopo la mostra del 1960, nei corridoi del Camposanto. La superficie pittorica non ha grossi depositi di povere e sporco, ma l’aspetto generale è di tonalità scura , sia per l’incendio subito nel ‘45 che ne ha cotto e trasformato i pigmenti virandoli in tonalità più scure, sia per la presenza di oli e/o sostanze grasse che lo mantengono su di tono. Ad osservare bene si vede che la tonalità scura è dovuta anche al colore della pasta del retrointelaggio a caseato di calcio, colorato con un pigmento nero. Sono ben evidenti i segni di uno strappo venuto male, l’intonaco doveva essere ben compatto e durissimo come spesso erano in quell’epoca, ed è anche significativo che non lo abbiano strappato fino al 1955. Il film pittorico è sottilissimo e frammentario, tanto sottile che spesso, in trasparenza, si vede la pasta del retrointelaggio scura e che altera la brillantezza e cromaticità dei colori originali. I resti di intonaco originale sono rarissimi, quasi sempre sostituita dalla pasta del retrointelaggio. A conferma di quanto detto, tutta la superficie pittorica è stata coperta da sottili velature di colore miranti a ricostruire i volumi dell’intera iconografia, sono evidenti anche i resti di altri interventi pittorici più antichi. Tutta la superficie è cosparsa dai resti di colla animale, utilizzata per lo strappo dal muro, che si sono sollevati e "strappano" il film pittorico, il colore sembra essere ancora resistente, ma basta esercitare una leggera sollecitazione che il substrato si sbriciola in schegge sottili ed appuntite dimostrandosi particolarmente vetrino. Tutta la superficie è caratterizzata da un aspetto a buccia d’arancia; superficie frantumata in piccole scaglie distribuite su piani leggermente differenti, proprio come la buccia delle arance. Qua e là si osservano efflorescenze biancastre differenti per intensità e dimensione ma che sono diffuse su tutta la superficie, tutte riconducibili a probabile essudazione della calce componente il caseato di calcio utilizzato come substrato. L’affresco è stato staccato in piccole porzioni molto più numerose di quelle poi applicate sulle 18 sezioni in cui è suddivisa la scena. La superficie è cosparsa da secche pieghe dovute a difetti di intelaggio, grinze e deformazioni varie della tela su cui è ancorata la pellicola pittorica e tagli utilizzati per eliminare o migliorare i citati difetti e poter distendere l’affresco sulla superficie dei pannelli di eternit, sono anche presenti innumerevoli bolle d’aria e distacchi dal supporto. |
Sezione n° 4 Bordo superiore (A1S4) La descrizione dello stato di conservazione coincide con quanto detto nella descrizione generale della intera scena. |
"Preparazione al distacco dal supporto di Eternit": |
N. B. I colori che potevano corrispondere ad azzurrite e/o modificazioni di questa sono stati isolati e trattati con bicarbonato di sodio e vaporizzazione. |
"Rimozione delle patine" Dove possibile, compatibilmente con la resistenza della superficie pittorica, si sono applicati: miste di bicarbonato di sodio, bicarbonato d’ammonio, gluconato di sodio e/o EDTA. |
"Rimozione delle colle insolubili" Per quanto possibile in questa prima fase delle operazioni, compatibilmente con la resistenza del film pittorico e del retrointelaggio a caseato di calcio, si sono fatte applicazioni di ammonio carbonato e butossietanolo seguite da vaporizzazioni. Spesso l’operazione è stata ripetuta nella fase della pulitura intermedia. |
" Intelaggio con colla animale e distacco dal supporto in eternit o altro supporto" Note: Al primo tentativo il distacco non è stato possibile, sembra che l’affresco sia stato attaccato impiegando anche una resina polivinilica (Movilit o Vinavil), per le sue specifiche caratteristiche questo tipo di resine non è sensibile all’umidità ma solo a solventi organici. Per ovviare a questo inconveniente, come altre volte accaduto, abbiamo applicato sul retro del supporto d’eternit una compressa di cotone idrofilo e alcool benzilico, l’unico che riesce a penetrare attraverso all’eternit. Dopo quattro giorni si è rimossa la compressa, si è girato il telaio e si è bagnata la superficie dell’intelaggio a colla con acqua, dopo qualche ora si è distaccato l’affresco che questa volta è venuto senza eccessivi problemi. Il retrointelaggio era stato realizzato con una tela spessa e a trama fitta, la pasta dell’intelaggio risulta colorata con un pigmento assai scuro, forse un nero vite.. |
" 1° tensionamento su telaio interinale di alluminio " Dopo il distacco dal supporto d’eternit, sul perimetro del dipinto, sono state applicate, sempre con colla animale diluita, delle strisce di tela tipo velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio, in modo da restare sempre in leggera tensione evitando ogni possibile deformazione. |
"Rimozione intelaggio a caseina" La spessa tela del retrointelaggio risultava ben aderente e troppo vicina alla pellicola pittorica, fino ad essere un tutt’uno con il colore, per questo non si è rimossa la tela ma si è preferito scartavetrare la superficie per aumentarne la porosità e diminuirne lo spessore, alternando la scartavetratura con delle stesure di caseato d’ammonio come fissativo e rinforzante del vecchio retrointelaggio. |
"Intelaggio interinale a Certus" Dopo l’assottigliamento e fissaggio del vecchio retrointelaggio si è eseguito un nuovo intelaggio con colla Certus (caseato di calcio prodotto industrialmente) procedendo con una prima stesura di pasta, all’essiccamento di questa si è applicata, con la stessa pasta, una tela velatino che dopo essiccamento è stata seguita da una nuova tela sempre di velatino e applicata con le stesse modalità della prima. |
" 2° tensionamento su telaio interinale di alluminio " Sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con colla Certus, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio. |
" Svelatura della colla " Dopo almeno quindici giorni di essiccamento del retrointelaggio interinale si è provveduto ad ammollare la colla animale con acqua, a togliere la prima tela di velatino con applicazioni di vapore, in un secondo momento si è nuovamente ammollata la colla eliminando la seconda tela sempre con applicazioni di vapore acqueo fino a completa asportazione della colla. |
" Pulitura intermedia " Premesso che nessuna pulitura può essere eseguita con l’applicazione di una sola metodologia o un solo prodotto, ma è sempre necessario utilizzare più prodotti con più metodologie secondo le specifiche necessità. In questo caso la pulitura è stata eseguita per compresse di cotone idrofilo e acqua, dove necessario si sono eseguite applicazioni di ammonio carbonato, resine scambio ioniche, bicarbonato di sodio, bicarbonato d’ammonio, EDTA, gluconato di sodio, butossietanolo, vaporizzazioni, tutti questi prodotti possono essere stati applicati con diverse metodologie e miscelati in modi diversi fra di loro, secondo le specifiche e localizzate necessità . Anche in questi casi le azzurriti o loro modificazioni sono state trattate solo con prodotti che non alterassero il pigmento. |
" Intelaggio interinale con resina sul davanti " La superficie pittorica è stata assicurata su un intelaggio a resina acrilica (Primal AC 33) così eseguito:
Come tela si è utilizzato del velatino di puro cotone, vaporizzato per eliminare l’appretto. |
" 3° tensionamento su telaio interinale di alluminio " Sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con Primal AC 33, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di alluminio. |
" Rimozione della caseina dal retro " Nell'operazione di rimozione del vecchio caseato di calcio dal retro dell'affresco, la vecchia tela, assai spessa ed a trama fitta, reagiva all’umidità contraendosi e ritirando tanto da provocare distacchi dall’intelaggio protettivo posto sul davanti. per questo motivo si è dovuta limitare la quantità di umidità a cui sottoporre l’intelaggio per non interferire con l’intelaggio interinale (a resina acrilica) ed il colore. Quest'ultimo, presumibilmente ricoperto da sostanze cerose e polimeri, aveva già tendenza a distaccarsi dall’intelaggio protettivo. La tecnica scelta per ovviare a questo inconveniente è stata quella di utilizzare delle resine a scambio ionico. Per procedere con lo stesso tempo di applicazione su tutta la superficie (un'ora), la resina a scambio ionico è stata racchiusa tra due fogli di tessuto non tessuto ed applicata sul retrointelaggio a caseato di calcio con l'ausilio di un rullo frangibolle. Le piccole porzioni di superficie che comunque si sono sollevate, o minacciavano di sollevarsi, di volta in volta sono state fermate con toppine, piccoli pezzetti di tela velatino, ed elvacite 1:3. Dopo la rimozione delle compresse di resina si sono asportate le tele dell’intelaggio interinale da noi applicato, la caseina nuova e vecchia anche con localizzate e brevi applicazioni di compresse di cotone idrofilo e ammonio carbonato seguite da accurato risciacquo. Molta della caseina è stata rimossa in modo meccanico con l’ausilio del bisturi. La vecchia tela completamente compenetrata con la pellicola pittorica non è stata rimossa per non danneggiare l’affresco. |
" Intelaggio definitivo " Prima dell’applicazione delle tele il retro è stato fissato con elvacite (7 kg di 2044 + 4 kg di 2046 sciolti in 30 Lit. di diluente nitro) così diluita: una parte di elvacite su tre parti di diluente nitro. Stesura di una mano di pasta di sottofondo (16 litri di elvacite (7 kg di 2044 + 4 kg di 2046 sciolti in 30 Lit. di diluente nitro 6 litri di carbonato di calcio 200 cc di ossido di titanio), con la stessa pasta, dopo essiccazione della prima mano, si applica la prima tela (velatino) e dopo essiccazione si applica la seconda tela, sempre di velatino. |
" Rimozione intelaggio interinale dal davanti " Fra l'impacco di cotone idrofilo ed il colore si interpone un'intercapedine di tela di cotone di sicurezza per evitare rischi di adesione del cotone idrofilo e strappi della pellicola pittorica. Si applica una compressa di cotone idrofilo e alcool etilico a 94° che tenuta in opera per circa dodici ore viene rimossa asportando una delle due tele velatino, si lascia asciugare e si ripete la compressa fino ad eliminare la seconda tela velatino, ripetendo le applicazioni fino a completa eliminazione della resina acrilica dalla superficie pittorica. |
" Pulitura finale " La pulitura finale si esegue con miscela di ammonio carbonato e alcool etilico per eliminare i residui di resina acrilica e di sporco sopravvissuti dalle precedenti puliture. |
" 4° tensionamento su telaio interinale di legno " I bordi di tela avanzati perimetralmente all’affresco sono stati fissati ad un telaio in legno che dovrà tenerlo fino al momento della riapplicazione sul supporto definitivo. |
" Prima fase di integrazione cromatica" Questa prima fase di intervento di restauro pittorico si svolge in laboratorio, prima dell’applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina, questo primo intervento è consigliabile svolgerlo in laboratorio dove è possibile operare durante tutto l’anno, cosa che si rende impossibile quando gli affreschi sono ricollocati sulle pareti dei corridoi del Camposanto, per ovvie condizioni climatiche durante i mesi invernali. Tutte le mancanze di pellicola pittorica vengono integrate con colori a tempera fortemente diluiti ed applicati con tonalità neutra ed in sottotono al vicino originale. |
"Applicazione sul nuovo supporto di vetroresina di una superficie di sacrificio da interporsi fra il vetroresina e l’affresco" Prima di attaccare l’affresco sul nuovo supporto si è provveduto ad applicare, sulla sua superficie livellata e resa ruvida da una accurata scartavetratura, uno strato di sacrificio costituito da due tele di cotone, del tipo velatino, attaccate con una pasta composta da vinavil e carbonato di calcio amorfo. |
"Applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina" Una volta ben essiccata la superficie di sacrificio, si è disegnata sul telaio una griglia con quadrati di dimensioni uguali a quelli predisposti sulle vecchie fotografie ortogonalizzate che costituiscono i punti di riferimento utili a posizionare gli affreschi nella collocazione originale. Dopo il restauro postbellico le scene erano state divise in sezioni che adesso saranno ricomposte su un unico supporto, per ciò si sono posizionate le varie sezioni secondo i punti di riferimento ed una ad una sono state prima ammorbidite con trattamenti del retrointelaggio con miscela di alcol etilico e diluente nitro, in parti uguali, fino a raggiungere la desiderata elasticità. Con pasta adesiva composta con vinavil e carbonato di calcio amorfo se ne è applicata una stesura, sia sul retro del dipinto, sia sul supporto, con l’aiuto di un rullo di gomma si è fatta uscire l’aria e l’eccesso di pasta adesiva rimasta fra il supporto e l’affresco che è così attaccato al supporto. |
"Ricollocamento in parete dell’affresco con il suo supporto in vetroresina" Il ricollocamento in parete è avvenuto applicando, direttamente alla struttura muraria, una griglia di profilato d’alluminio con sezione di 6 cm e spessore di 3,5 cm. La faccia del profilato su cui si applica il supporto di vetroresina è rivestito di una guaina in neoprene dello spessore di 3 mm |
"Seconda e finale integrazione cromatica" Questa seconda fase di intervento è mirata a mascherare le congiunzioni fra le varie sezioni, ad integrare fra loro le sezioni stesse, all’applicazione delle zone a neutro e la loro integrazione cromatica. |