CAMPOSANTO MONUMENTALE DI PISA – RESTAURO AFFRESCHI STACCATI
|
Autore: Taddeo Gaddi |
|
Titolo: "Pazienza di Giobbe " |
|
Scena n°: 26 |
|
Divisa in: sezioni: 3 ( A26S1 – A26S2 – A26S3) + due frammenti (26A - 26B) + due bordi inferiori (26c – 26d)) |
|
Stato di conservazione: Della scena sono rimaste tre sezioni appartenenti tutte alla parte alta con raffigurato un bel paesaggio con torri, cupole, montagne e città, mentre nella parte bassa vi era raffigurato Giobbe raccolto in preghiera dentro ad una capanna realizzata all’interno di una grotta con alla sua destra gli amici ed a sinistra altra popolazione e gli armenti. Di questa raffigurazione non restano che due frammenti, già staccati dal Fiscali nell’ottocento. I due frammenti sono ormai completamente perduti, l’essere già staccati al momento dell’incendio li ha resi assai più vulnerabili e sono stati quasi distrutti dall’incendio. Le tre sezioni che compongono il paesaggio dopo lo strappo sono state riportate su tela e vinavil, i due frammenti già staccati dal fiscali e nuovamente restaurati nel dopoguerra, sono riportati su tela e caseato di calcio, mentre il bordo inferiore era ancora sul muro. La parte del paesaggio, quella riportata su vinavil, è discretamente conservata, non si osservano sfarinamenti della pellicola pittorica, ci sono solo pochi sollevamenti del colore e tutti associati ai resti di colla animale rimasti dallo strappo e che hanno continuato a contrarsi fino a provocare i sollevamenti e le piccole perdite di film pittorico. Il substrato non mostra cedimenti o degradi di tipo fisico, l’unico degrado del substrato è dovuto all’inscurimento causato dall’esposizione alla luce del vinavil in quelle zone dove la pellicola pittorica è talmente sottile da essere trasparente e quindi permeabile dalla luce solare, questo fenomeno è caratteristico del vinavil. Tutta la superficie dell’affresco risulta in buone condizioni, è priva di quella deformazione a buccia d’arancia caratterizzante tutti gli affreschi staccati dal Camposanto e riportati su tela e caseato di calcio, come non è presente il solito ingiallimento anche questo caratteristico degli affreschi riportati su caseato. Ben evidenti i segni di uno strappo sofferto e le tracce di un pesante restauro pittorico ricostruttivo dell’iconografia. Ci sono anche grosse e spesse colature di piombo fusosi durante l’incendio e restato sulla superficie degli affreschi. Si notano fratture della superficie pittorica e del suo substrato in corrispondenza delle giunture fra i pannelli di eternit; il legno costituente il telaio sul quale sono fissati i pannelli di eternit si è mosso trascinandosi appresso l’eternit e la tela di supporto dell’affresco si è strappata. |
|
Sezione n° A (A26SA) Questa sezione è stata staccata dal Fiscali nell’ottocento e successivamente riportata su tela e caseato di calcio durante il restauro postbellico che ha interessato tutti gli affreschi del Camposanto pisano. Al momento dell’incendio questo frammento di scena era stato riportato su gettata di gesso inglobante una rete metallica precedentemente tesa su un telaio metallico, successivamente inserita e ricollocata all’interno della scena. In queste precarie condizioni ha dovuto subire l’incendio del 1944 che l’ha completamente cotta e distrutta, ormai restano solo le stesure di colore di sottofondo applicate dietro all’affresco dopo lo stacco del Fiscali. Non conosciamo le condizioni dell’affresco al momento in cui è stato riportato su tela e caseato di calcio ma certamente a noi è arrivata solo una larva dell’affresco. Come già detto non restano che i colori applicati dal Fiscali come contraffondature (stesure di colore simile a quello originale applicate dal tergo, servivano a mascherare i danni avvenuti durante lo stacco) alle singole raffigurazioni, Sulla superficie sono presenti molti pezzi di giornale completamente inglobati nel colore, probabilmente utilizzati per impedire il diffondersi della gettata di gesso attraverso gli strappi sulla superficie. Le condizioni del substrato sono simili e comuni a tutti gli affreschi riportati su tela e caseato di calcio, la caseina è completamente fatiscente ed assolutamente incapace a trattenere lo strato pittorico, sono presenti abbondanti resti della colla animale utilizzata per lo strappo postbellico, in molte parti la superficie dell’affresco è sfarinante e sollevata, generalmente la superficie è coperta da efflorescenze saline attribuibili a formazione di solfato di calcio e dall’idrossido di calcio (calce) fuoriuscito dall’impasto del caseato. Sono presenti abbondanti resti di giornale (quotidiano) probabilmente apposti sull’intelaggio a colla in corrispondenza di strappi dell’intelaggio dai quali avrebbero potuto fuoriuscire la gettata di gesso, allora praticata, in ogni caso il giornale si è compenetrato con il film pittorico e non è più possibile eliminarlo. Anche in questo caso la superficie del dipinto è sottilmente fratturata assumendo quella rugosità detta a buccia d’arancia oltre ad una macroscopica deformazione che imita la rete metallica inglobata nel gesso e che il trasporto su tela e caseato di calcio non hanno potuto eliminare. |
|
Fase 1 "Preparazione al distacco dal supporto di Eternit":
|
|
Fase 1a "Rimozione delle patine" Dove possibile, compatibilmente con la resistenza della superficie pittorica, ed in modo localizzato si sono applicati: miste di bicarbonato di sodio e bicarbonato d’ammonio, gluconato di sodio e/o EDTA. |
|
Fase 1b "Rimozione delle colle insolubili" Per quanto possibile in questa prima fase delle operazioni, compatibilmente con la resistenza del film pittorico e del retrointelaggio a caseato di calcio, si sono fatte applicazioni localizzate di ammonio carbonato e butossietanolo seguite da vaporizzazioni. |
|
Fase 2 " Intelaggio con colla animale e distacco dal supporto in eternit o altro supporto"
Quando la colla raggiunge il livello di essiccamento desiderato, colla abbastanza resistente ma non ancora completamente essiccata, si ha un buon ammollimento del sottostante collante d’adesione (caseato di calcio) fra il dipinto e l’eternit, è in questo momento che si può iniziare a sollevare un lembo del dipinto che poi arrotolato su un rullo di metallo, con diametro di sei centimetri, verrà separato dall’eternit, esercitando una modesta trazione. Se la trazione da esercitare per lo scollaggio del dipinto dovesse essere forte si avrebbe una indesiderata dilatazione capace di provocare lo sbriciolamento della pellicola pittorica. Lo stesso accadrebbe se il rullo di metallo fosse di diametro superiore a quello indicato. Lo spazio che viene a crearsi fra la superficie dell’eternit ed il rullo, se molto grande e con l’affresco umido favorisce la dilatazione della tela e quindi la frantumazione del film pittorico che non ha la stessa elasticità della tela. |
|
Fase 2a " 1° tensionamento su telaio interinale di alluminio " Dopo il distacco dal supporto d’eternit sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con colla animale diluita, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di allumino. |
|
Fase 3 "Rimozione intelaggio a caseina" Solo in caso di estrema fragilità dell’intelaggio, con conseguente facilità di rimozione, si toglie la tela semplicemente strappandola dalla superficie, senza esercitare eccessive trazioni e senza l’utilizzo di alcun attrezzo o utensile. Nella maggioranza dei casi la superficie pittorica è completamente inglobata nella tela, quindi impossibile da eliminare senza danneggiare l’affresco. In questo caso si provvede a scartavetrare la superficie del retrointelaggio per agevolare l’assorbimento del fissativo da applicare al retrointelaggio come rinforzante del vecchio retrointelaggio. |
|
Fase 5 " Svelatura della colla " Trascorsi almeno trenta giorni dalla fine dell’applicazione dell’intelaggio interinale a colla Certus o Certum:
Il procedimento viene eseguito in più momenti per non apportare umidità per tempi prolungati all’affresco. |
|
Fase 6 " Pulitura intermedia " Una pulitura non è mai il risultato di una sola metodologia e/o prodotto, ma dell’applicazione di più metodologie e prodotti impiegati secondo le esigenze che si incontrano in ogni singola porzione della superficie dipinta, talvolta anche piccolissime, che presentano esigenze di pulitura diverse dalle altre porzioni del dipinto. Da ciò si evince che una pulitura può avere necessità di diversissime e molte metodologie e prodotti d’intervento. Nella maggioranza dei casi la pulitura dei nostri affreschi è stata eseguita per applicazione di compresse di cotone idrofilo e acqua, carbonato d’ammonio, gluconato di sodio, bicarbonato di sodio, bicarbonato d’ammonio, Contrad 2000, applicazioni a pennello o con altri supportanti degli stessi prodotti e/o miscele di questi; compresse di resine scambio ioniche di tipo anionico o cationico, applicazioni di butossietanolo, EDTA, Butilammina e molti altri solventi organici. dove necessario si sono eseguite applicazioni di ammonio carbonato, butossietanolo e vaporizzazioni. In qualche caso se è fatto uso anche di resine scambio ioniche di tipo anionico. La pulitura non viene eseguita con scopi estetici ma principalmente mirata ad eliminare tutte le sostanze estranee sulla superficie pittorica che potrebbero interferire con le successive operazioni di restauro. N. B. In ogni caso tutti i colori che potevano essere azzurriti o modificazioni di questo pigmento ( malachite, paratacamite o tenorite) sono stati isolati e trattati esclusivamente con applicazioni di bicarbonato di sodio e vaporizzazioni o con solventi organici. |
|
Fase 7 " Intelaggio interinale con resina sul davanti " Accertato che la superficie pittorica sia stata liberata dalla presenza di sostanze organiche soggette a rigonfiamento, patine instabili o pellicole di sostanze che possono impedire un buon aggancio sulla superficie pittorica dell’intelaggio protettivo da eseguirsi con resina acrilica (Primal AC 33 ) propedeutico all’eliminazione della caseina dal retro dell’affresco. L’applicazione dell’intelaggio avviene con le seguenti modalità:
|
|
Fase 7a " 2° tensionamento su telaio interinale di alluminio " Sul perimetro del dipinto sono state applicate, sempre con Primal AC 33, delle strisce di tela velatino che hanno consentito di tensionare l’affresco su un telaio di allumino. |
|
Fase 8 " Rimozione della caseina dal retro " Questa operazione avviene per applicazione di prodotti a base acquosa che dissolvono la caseina, per questo motivo si è reso necessario assicurare la pellicola pittorica su un’intelaggio realizzato con resina acrilica, insensibile all’acqua. Normalmente la caseina viene rimossa con le seguenti applicazioni:
|
|
Fase 9 " Intelaggio definitivo " Una volta eliminata tutta la caseina dal retro dell’affresco si procede come segue:
L’esigenza di far essiccare ogni stesura prima di procedere con la successiva nasce dal fatto che l’affresco è ancorato su un intelaggio applicato con una resina acrilica, sensibile al diluente nitro, per ciò è bene che il diluente presente nella pasta d’intelaggio non abbia modo di andare a interferire, rigenerandolo, con l’intelaggi a Primal. |
|
Fase 10 " Rimozione intelaggio interinale dal davanti " Per sciogliere il Primal, utilizzato per l’intelaggio, senza interferire con il retrointelaggio dell’affresco, quello su cui il dipinto è e deve restare definitivamente, si utilizza l’alcool etilico che non ha capacità solventi nei confronto dell’elvacite. Le modalità applicative sono le seguenti:
le applicazioni saranno ripetute (almeno fino a quattro volte) fino a completa eliminazione della resina acrilica sulla superficie pittorica. |
|
Fase 11 " Pulitura finale " La pulitura finale, salvo diverse e straordinarie esigenze, si esegue applicando a pennello sulla superficie, una miscela di ammonio carbonato e alcool etilico per eliminare i residui di resina acrilica e di sporco sopravvissuti alle precedenti puliture. |
|
Fase 11a " 4° tensionamento su telaio interinale di legno " I bordi di tela avanzati perimetralmente all’affresco sono stati fissati ad un telaio in legno che dovrà tenerlo fino al momento della riapplicazione sul supporto definitivo. |
|
" Applicazione sul nuovo supporto di una superficie di sacrificio da interporsi fra il vetroresina e l’affresco" Prima di attaccare l’affresco sul nuovo supporto si è provveduto ad applicare, sulla sua superficie livellata e resa ruvida da una accurata scartavetratura, uno strato di sacrificio costituito da due tele di cotone, tipo velatino, attaccate con una pasta composta da vinavil e carbonato di calcio amorfo. |
|
"Applicazione dell’affresco sul supporto di vetroresina" Una volta ben essiccata la superficie di sacrificio, si è disegnata sul telaio una griglia con quadrati di dimensioni uguali a quelli predisposti sulle vecchie fotografie ortogonalizzate che costituiscono i punti di riferimento utili a posizionare gli affreschi nella collocazione originale. Dopo il restauro postbellico le scene erano state divise in sezioni che adesso saranno ricomposte su un unico supporto, per ciò si sono posizionate le varie sezioni secondo i punti di riferimento ed una ad una sono state prima ammorbidite con trattamenti del retrointelaggio con miscela di alcol etilico e diluente nitro, in parti uguali, fino a raggiungere la desiderata elasticità. Con pasta adesiva composta con vinavil e carbonato di calcio amorfo se ne è applicata una stesura, sia sul retro del dipinto, sia sul supporto, con l’aiuto di un rullo di gomma si è fatta uscire l’aria e l’eccesso di pasta adesiva rimasta fra il supporto e l’affresco che è così attaccato al supporto. |